Dopo mesi di assenza, la scorsa settimana son tornato in quel di Vicenza, trovandomi a passare nelle zone dove abitavo.
Beh, a momenti non mi pareva neanche lo stesso posto, nuove rotatorie, nuovi benzinai, nuovi capannoni, nuovi centri commerciali, nuovo spazio rubato alla terra.
Ma quanto cazzo costruiscono???? E' stato il mio primo pensiero.
Ma cosa cazzo mangeremo in futuro???? E' stato il mio secondo pensiero.
La pianura, le terre migliori ormai ridotte a dei miseri fazzoletti tra una zona residenziale e i capannoni e a chi vuol tornare a coltivare tocca imboscarsi nelle colline degli appennini o su in montagna. Misteri...
Badate bene io non sono contro il progresso, ma mi chiedo se questo sia veramente il progresso che dovrebbe portare miglioramento all'esistenza degli esseri umani. Perchè sono convinto che di queste fabbriche una buona parte produca cose assolutamente superflue alla nostra esistenza ma d'altronde il consumismo è basato sul consumo e si sa che perchè la gente consumi, bisogna convincerla che ha bisogno di un sacco di stronzate. E qualcuno dovrà pur produrle ste stronzate.
Mi vengono in mente le parole della serie TV Survivors:
“Sembrava una banale epidemia di influenza, ma nell’arco di appena pochi giorni la gente incominciò a morire. Così iniziò a diffondersi il più micidiale morbo che l’umanità avesse mai conosciuto. Solo pochissimi individui sono immuni alla malattia, per la precisione appena il cinque per cento di tutta la popolazione mondiale. Alcuni gruppi di persone si riuniscono per costituire delle piccole comunità in cui ciascuno possa offrire il proprio contributo. Dopo le prime contingenti difficoltà, iniziano per i sopravvissuti i problemi veri e propri, quelli di una quotidianità fatta di esigenze che tecnologia e progresso non possono più soddisfare. Le scorte di cibo confezionato che giacciono negli scaffali dei supermercati deserti saranno depredate ed esaurite in brevissimo tempo. Nei frigoriferi privi di energia elettrica carne e verdura marciranno. In questo nuovo mondo dove la conoscenza è dispersa e frammentata, chiunque sappia confezionare un paio di scarpe o ottenere il pane partendo da un chicco di grano è un privilegiato.“